A cura del dott. Diego Occari.
Tra le fonti di finanziamento su cui le PMI italiane possono oggi contare, sempre più assume rilevanza lo strumento del minibond. Vera e propria alternativa all’indebitamento bancario per il finanziamento di progetti a medio-lungo termine.
In tale contesto con i “Decreti Sviluppo” (D.L. 22 giugno 2012, n. 83, e D.L. 18 ottobre 2012, n. 179) e il “Decreto Destinazione Italia” (D.L. 23 dicembre 2013, n. 145), il Legislatore italiano ha provveduto a regolare in modo esaustivo lo strumento.
Sul piano pratico i minibond sono emissioni obbligazionarie che le imprese non quotate possono emettere per raccogliere capitale. Di regola l’emissione deve avere durata superiore a i 36 mesi (medio – lungo termine), le obbligazioni devono essere sottoscritte da investitori qualificati (normalmente banche, intermediari finanziario o fondi) e la relativa negoziazione avviene sul segmento professionale ExtraMot Pro di Borsa Italiana.
I minibond possono essere emessi dalle società italiane, non quotate, di piccola e media dimensione, che hanno provveduto ad assoggettare a revisione contabile almeno l’ultimo bilancio di esercizio. Sono escluse quindi dallo strumento le microimprese, che presentano organico inferiore a 10 persone e un fatturato totale di bilancio al di sotto dei 2 milioni di euro.
Peraltro, al di là dei limiti minimi normativi, che escludono le microimprese, in linea di massima, una società che intende emettere un minibond e quotarlo su Borsa Italiana deve presentare le seguenti caratteristiche:
- essere una società di capitale;
- avere un fatturato superiore ai 5 milioni di euro;
- non essere intercorsa in procedure concorsuali;
- non appartenere alla categoria delle start-up o delle imprese interessate da “turn around”;
- avere una buona o potenziale apertura internazionale oppure possedere un buon livello tecnologico e un buon grado di innovazione di prodotto o di processo;
- presentare positivi andamenti di fatturato ed EBITDA;
- essere interessata ad operazioni di finanziamento di valore superiore almeno ad 1 milione di euro.
Il ricorso al minibond può rappresentare una soluzione efficace per ridurre la dipendenza di una società dal sistema bancario, finanziando progetti di crescita ed internazionalizzazione.
Inoltre, sul piano fiscale, le società che emettono minibond possono beneficiare delle seguenti agevolazioni:
- alle obbligazioni si applica il medesimo regime previsto per quelle emesse dalle società quotate;
- il pagamento delle cedole da parte dell’emittente avviene al lordo delle imposte;
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si applica l’esenzione dell’imposta di bollo per i titoli “dematerializzati” (0,01% nel caso siano “materiali”);
- effettuando inoltre la quotazione sull’Extramot Pro di Borsa Italiana Spa si ottiene la disapplicazione della ritenuta del 26% su interessi e la deducibilità completa fino a concorrenza del monte interessi attivi e, per l’eccedenza, nel limite del 30% dell’EBITDA risultante dall’ultimo bilancio approvato. Ciò peraltro a condizione che gli strumenti di debito siano detenuti da investitori qualificati che non partecipano direttamente o indirettamente a più del 2% del patrimonio dell’emittente.
Va infine segnalato che le spese di emissione (costo di quotazione legali, di rating, di collocamento e altro) sono, infine, completamente deducibili ai fini IRES nell’esercizio in cui sono sostenute, indipendentemente dal criterio di imputazione a bilancio.
Prima Fiduciaria Spa, nell’ambito della sua attività di organizzazione di aziende e mediante la propria Divisione Corporate Finance, fornisce assistenza alle PMI per questa tipologia di servizio, rivestendo il ruolo di arranger e advisor nelle operazioni di strutturazione e quotazione di minibond.