A cura del dott. Stefano Perissinotto
La difficile sfida che un capostipite-imprenditore deve affrontare nel passaggio del patrimonio della famiglia alla generazione successiva è quella di fare in modo che il complesso dei suoi beni venga assegnato agli eredi rispettando le sue volontà.
Questo ineluttabile momento si verifica, presto o tardi, in qualunque azienda a prescindere dalle sue dimensioni.
In Italia le aziende sono per la maggior parte a conduzione famigliare e il titolare tende a non considerare o, meglio, a rimandare all’infinito il momento in cui affrontare e pianificare questo delicato passaggio. A prova di ciò, vi sono degli studi statistici che confermano che le aziende italiane che passano alla seconda generazione sono meno della metà.
Il problema del passaggio generazionale è aggravato dalla probabilità per l’azienda di subire un vero e proprio depauperamento del patrimonio allo scopo di liquidare parte degli eredi dell’imprenditore che non hanno intenzione o non sono in grado di occuparsi della gestione. In molti casi i conflitti all’interno della famiglia dell’imprenditore, sul tema del passaggio generazionale, portano alla completa distruzione dell’azienda.
Come si può affrontare e risolvere al meglio questa fase critica della vita famigliare e aziendale?
Nella prassi professionale esistono degli strumenti giuridici che si possono applicare e che portano a dei risultati molto efficaci. Tra questi strumenti giuridici ricoprono un posto di primo piano i rapporti di amministrazione fiduciaria e il trust.
La conoscenza e l’applicazione di tali strumenti da parte dell’imprenditore rende possibile garantire che il controllo dell’ azienda rimanga sempre e saldamente nelle mani della sua famiglia e non rischi, per ragioni legate alla successione, la dispersione e la futura perdita della governance.
Il trust, ad esempio, consente la regolamentazione del passaggio generazionale di un patrimonio complesso in maniera unitaria, includendo qualsiasi tipo di bene, e fissando le regole di protezione a vantaggio dei beneficiari. Inoltre con l’utilizzo del trust è possibile prevedere il c.d. “salto di generazione” quando tra i figli del titolare non è presente nessuno in grado di prendere in mano il controllo e la responsabilità della conduzione aziendale.
Nell’atto istitutivo di trust di partecipazione (c.d. Holding trust) le posizioni dei beneficiari possono essere strutturate in modo tale che l’azienda, o la quota di controllo della società, spetti esclusivamente ai discendenti del disponente/imprenditore anche per un periodo molto lungo di tempo.
In questa tipologia di trust i beneficiari sono beneficiari del reddito del fondo (in inglese: life tenant) e i loro diritti quesiti (in inglese: vested) passano ai loro discendenti in forza delle disposizioni dell’atto istitutivo.
Quando l’obiettivo è quello di mantenere la partecipazione di controllo “in famiglia”, nell’ atto di trust si possono inserire delle apposite clausole di non trasferibilità delle posizioni beneficiarie o di forte limitazione alla stessa (ad esempio: la trasferibilità solo ed esclusivamente a favore di membri della famiglia oppure la trasferibilità condizionata al gradimento del trustee o degli altri beneficiari).
In sintesi lo strumento del trust, applicato in modo corretto ed efficace al passaggio generazionale, permette all’imprenditore di ottenere diversi vantaggi:
- proteggere il patrimonio da eventuali aggressioni di terzi;
- garantire l’unità dell’assetto proprietario dell’impresa;
- evitare la disgregazione della famiglia proprietaria, prevenendo conflitti e contenziosi all’interno della famiglia dell’imprenditore;
- garantire la continuità nella gestione dell’impresa;
- mantenere l’equilibrio patrimoniale e reddituale tra i componenti della famiglia;
- assicurare il passaggio generazionale in base alle esigenze e alle attitudini personali di ciascuno degli eredi.